Ray-Ban Stories e privacy: come vengono tutelati i nostri dati

Il 9 settembre scorso in Italia sono usciti i tanto attesi Ray-Ban Stories, gli smart glasses ideati da EssilorLuxottica in collaborazione con Facebook.

Cosa sono gli smart glasses e il tentativo di Google

Si tratta di un occhiale composto da parti elettroniche e software che permette di fare video, scattare foto, registrare audio, e molto altro ancora fino all’utilizzo della realtà virtuale o aumentata.

Pioniere degli smart glasses è stato Google nel 2014 lanciando sul mercato i Google Glasses, prodotti da Luxottica, che però non diedero il risultato sperato. I motivi del flop furono diversi, a partire dal prezzo 1500 $, continuando con il design non troppo alla moda e i rischi per la salute, fino ad arrivare alla questione privacy. Infatti, la facilità di scatto di una fotografia, ma soprattutto la poca chiarezza su dove sarebbe finita la mole di dati registrati dai dispostivi, hanno fatto muovere i Garanti di tutto il mondo. I dubbi sulla tutela della privacy furono così tanti che nel luglio 2015 il 72% degli americani dichiarò di non essere intenzionato ad acquistare i Glass proprio a causa di queste perplessità.[1]

Negli anni seguenti sono stati diversi i brand che si sono cimentati nella realizzazione degli occhiali intelligenti, come Epson o Xiaomi, implementando svariate funzioni che permettano di semplificare le azioni quotidiane grazie ad un unico strumento, beneficiando anche della consueta funzione degli occhiali da sole, ovvero proteggere i nostri occhi dai raggi UV.

Ray-Ban Stories

A distanza di 5 anni dal fallimento di Google Glass, Ray-Ban, brand di EssilorLuxottica, ci riprova. Questa volta la collaborazione è con Facebook.

Con l’idea di creare un prodotto tecnologico e alla moda, i nuovi smart glasses permettono di rimanere connessi in ogni momento senza rinunciare al proprio stile.

Sono dotati di due fotocamere che vengono gestite tramite Facebook View, nuova app che permette di editare e condividere facilmente sui social i contenuti realizzati con Ray-Ban Stories: con un semplice click è possibile fotografare ciò che circonda chi li indossa. I contenuti vengono poi trasferiti allo smartphone e possono essere postati su tutti i social o sulle app installate in esso. Inoltre, con la funzione Bluetooth è possibile effettuare o rispondere a chiamate, ascoltare musica e fare richieste all’assistente vocale.   

Garanzie a tutela della privacy

Queste funzioni però sollevano immediatamente la stessa domanda sorta 5 anni fa: gli smart glasses garantiscono il rispetto delle normative privacy e della tutela dei dati?

Quando Ray-Ban Stories scattano una foto o registrano un video lampeggiano, questo serve ad avvisare le persone intorno che il dispositivo sta catturando immagini. Tuttavia ciò non è sufficiente.

L’Europa e gli USA sono paesi con una radicata e sempre più crescente attenzione alla privacy e questo potrebbe facilmente comprometterla per svariate ragioni.

Facebook, che è spesso sotto l’occhio (e l’accusa) del Garante, non solo ha invitato gli utenti a spegnere gli occhiali al chiuso – in modo da tutelare la privacy di chi li circonda – ma si è anche premunito di dare informazioni in merito alla raccolta dei dati. Il colosso ha infatti precisato che verranno raccolti soltanto i dati necessari al funzionamento degli stessi occhiali, come lo stato della batteria, le credenziali di accesso Facebook per l’autenticazione e la connessione WiFi.

Il Garante richiede informazioni

Le rassicurazioni però non sono bastate al Garante che, il giorno dopo il lancio in Italia, ha richiesto all’Autorità Garante Irlandese (DPC) di sollecitare Facebook nel fornire risposte a quesiti circa le funzionalità degli occhiali prima della commercializzazione.

Nello specifico le informazioni richieste erano:

  • su quale base giuridica verranno trattati i dati personali,
  • quali misure verranno attuate a tutela di coloro che vengono ripresi occasionalmente, con particolare attenzione ai minori,
  • quali sistemi saranno utilizzati per rendere anonimi i dati raccolti,
  • quali sono le caratteristiche dell’assistente vocale collegato agli occhiali.

Per l’ennesima volta, il Garante cerca di sapere come il colosso ideato di Mark Zuckemberg, oggetto di numerose sanzioni e istruttorie, tuteli e protegga i dati degli utenti.

La risposta di Facebook e Luxottica

Lo scorso 16 settembre il Garante e i rappresentati delle due società si sono trovati per confrontarsi in merito alle domande poste dall’Autorità relative alle conseguenze per la riservatezza delle persone legate all’utilizzo di Ray-Ban Stories.

Le due società si sono mostrate molto disponibili per lavorare in sinergia con il Garante al fine di attivare iniziative per informare e sensibilizzare coloro che acquisteranno gli smart-glasses e i cittadini. L’Autorità, dal lato suo, si occuperà di verificare l’efficacia delle proposte operative presentate da Facebook e Luxottica.

Inoltre, Facebook ha già provveduto ad inviare al DPC le risposte ai quesiti posti in precedenza.

Non ci resta altro che stare a vedere gli sviluppi di questa insolita collaborazione.


[1] Fonte: Corriere della Sera;