La Corte di Cassazione stringe le maglie sulla tutela di dati inerenti salute e orientamenti sessuali.
A osservare regole più stringenti in questa materia dovranno essere in primis gli enti pubblici e le banche, tenuti ad adottare codici criptati a tutela dei clienti.
Lo impone la Cassazione nella sentenza 30981 delle Sezioni unite depositata lo scorso 27 dicembre, accogliendo il ricorso di un correntista sul cui estratto conto veniva indicato il riferimento alla legge 210 del 1992 che riconosce un contributo economico bimestrale a chi sia stato contagiato da sangue infetto.
Il Tribunale di Napoli aveva inizialmente negato al cliente il diritto alla cancellazione di questo dato sensibile dall’archivio dati della banca, adducendo a sostegno di tale decisione il fatto che l’informazione non fosse accessibile a tutti, e che facesse riferimento a un utente dell’istituto di credito che in precedenza aveva dato consenso al trattamento dei propri dati.
Il Garante della privacy stesso, nell’autorizzazione n. 5 del 2009 sul trattamento dei dati sensibili da parte delle banche, suggerisce in tutti i casi in cui sia possibile il ricorso all’anonimato.
Quindi “deve ritenersi esteso, per le ragioni complessivamente svolte, anche all’istituto bancario l’obbligo di procedere al trattamento dei dati sensibili dei propri clienti titolari dell’indennità attribuita ex lege n. 210 del 1992 mediante tecniche che non ne consentano l’identificazione”.
Fonte: Il Sole 24 Ore